Nonostante sembri la soluzione di mobilità sostenibile più facilmente promuovibile tra i collaboratori, il carpooling è in realtà quella più difficile da far attecchire in azienda specialmente se gli orari di lavoro tendono ad essere flessibili o i turni molto variegati. L’impresa può motivare il personale concedendo incentivi a chi regolarmente si impegna nel condividere il proprio viaggio casa-lavoro in auto, ma anche questo a volte non risulta sufficiente ad ottenere una partecipazione soddisfacente. In questi casi sembrerebbe che al Mobility Manager, la figura che in azienda si occupa di gestire e ottimizzare la mobilità dei collaboratori, non resti che arrendersi.

Ed è qui l’errore. Spesso la condivisione della propria auto non risulta abbastanza attraente perché gli strumenti con cui il dipendente gestisce il proprio team di carpooling e gli incentivi elargiti dall’azienda non sono adeguati: una piccola modifica e accade la magia.

Voglio raccontarvi di un episodio accadutomi durante una giornata di infopoint presso una grossa farmaceutica in Ticino in cui le iniziative per il carpooling hanno da sempre fatto fatica a decollare, nonostante diversi collaboratori venissero regolarmente a lavoro condividendo l’auto.

IL CONTESTO

In questa azienda i collaboratori avevano a disposizione un’app per registrare il proprio team di carpooling e per certificare i viaggi effettuati in condivisione. Come? Veniva richiesto loro di inviare a ogni itinerario un selfie dell’equipaggio a bordo dell’auto nella chat predisposta sull’app (chiameremo questo metodo di verifica condizione S). Ogni X viaggi condivisi nel tempo massimo di Y mesi, ricevevano un buono carburante a team de valore di Z franchi.

In teoria il meccanismo per diffondere con successo il carpooling tra il personale era sensata; c’era la verifica dello svolgimento dei viaggi, c’era l’incentivo pecuniario, c’erano condizioni di incentivazione accettabili (ossia, il numero di X viaggi poteva essere ragionevolmente raggiunto nel tempo massimo di Y mesi).

Che cosa mancava?

IL CAMBIO DI TATTICA

Ci siamo scervellati insieme alle risorse umane per capire cosa si potesse modificare per coinvolgere i collaboratori in questo progetto. Si arrivò persino a ipotizzare di togliere l’incentivo pecuniario ritenendo che, evidentemente, le persone non facessero carpooling per soldi. Sbagliatissimo! Certamente molti di loro lo avrebbero fatto comunque, ma occorreva anche pensarla all’inverso: è giusto che qualcuno che si impegna da anni nel venire a lavoro con l’auto affollata, non riceva un premio perché lo sforzo che si chiede loro per poterglielo attribuire è troppo alto o l’incentivo troppo basso?

A metà giornata abbiamo deciso di fare un salto nel vuoto e apportare le seguenti variazioni di parametri:

  1. X è rimasto X
  2. Y è stato annullato
  3. Z è diventato Z cad. Membro del team
  4. S è diventato T

Tradotto:

  1. Il numero di viaggi richiesto per ottenere l’incentivo è rimasto uguale, ma
  2. è stato eliminato il tempo massimo per accumularli e
  3. l’incentivo Z, che prima veniva dato a team, ora veniva consegnato ad ogni membro del team singolarmente.
  4. Abbiamo inoltre cambiato il metodo di verifica degli itinerari con una modalità meno invasiva, ma altrettanto sicura.

IL SUCCESSO

Dopo aver diffuso le freschissime novità, nella seconda parte della giornata di infopoint arrivò la magia:

  • 4 team di carpooling già esistenti si iscrissero finalmente all’app dichiarando a queste condizioni di voler partecipare all’iniziativa per ricevere l’incentivo
  • diversi utenti che viaggiano da soli decisero di scaricare l’app e creare un team nella speranza che qualcuno si aggreghi loro

A distanza di mesi, i team di carpooling non fanno che aumentare in quest’azienda.

CHE COSA INSEGNA QUESTO CASO

  1. Se un’iniziativa aziendale non funziona con parametri X, Y, Z, S, non è assolutamente detto che non funzioni nel medesimo contesto cambiando/semplificando i parametri in X, Z cad. membro, T
  2. Rimpinguare il portafoglio con cifre adeguate per premiare una buona abitudine dei dipendenti è sempre la modalità più apprezzata e, soprattutto, invoglia altri ad adottarla
  3. Il punto di vista di consulenti di mobilità/HR/direzione molto spesso non combacia con quello dei collaboratori. Per questo motivo, un metodo di verifica dei viaggi che ai primi risulta semplice e immediato, può invece apparire agli occhi dei secondi una vera tortura e un’invasione della propria privacy.

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